Nata a Roma dove vive e lavora, si diploma nelle Arti applicate della ceramica, grazie al contatto con l'ambiente artistico perfeziona la sua tecnica di rappresentazione, arricchendola di nuovi contenuti, attraverso una ricerca personale che la porta alla scoperta della pittura, trovando una fusione tra colore e materia. Ha al suo attivo varie esposizioni in Gallerie e sedi istituzionali italiane e alcune sue
opere sono state pubblicate in cataloghj di rilievo.
Marina Baciocchi, una storia di immagini, colori, linee che si snodano in un continuo fluire di emozioni che coinvolgendo, fa ritrovare quel tempo infinito fatto di attimi trascorsi che appartiene alla storia di ognuno
Il segno e l’identità di un’artista che propone nella sua essenzialità, immagini inafferrabili come i sogni che spesso danno anche il titolo ad alcuni dei suoi quadri. Forse stava sognando, Ti sognai, Sognando, o il coloratissimo Sueno, che nella lingua spagnola ha il doppio significato di sogno e suono. E certamente anche la musica assume nei suoi dipinti un significato profondo, perché spesso i segni tracciati sulle superfici hanno il ritmo del suono. Colore e segno, in alcuni dei suoi quadri, sono quasi una rielaborazione dei dipinti-poesia di Jean Mirò, come quello intitolato Musica è in cui i segni sospesi nello spazio sono note libere e valori musicali su uno spartito.
La linea che come in Momenti d'amore, Solitudine, Nella notte, Stimolo luminoso, Amanti, Il suo volto, o Inafferrabile, graffia e incide la superficie scabra e colorata come un solco profondo, suggerisce immagini o sensazioni vissute; diventa segno essenziale e forma, nei dipinti titolati Cupido, o La linea nera. In particolare in quest’ultimo, vivo è il rimando alle opere di Lucio Fontana, nella forza delle linee, che pur non incidendo la superficie come i celebri tagli del grande artista, tuttavia ne evocano l’immagine. Ed è ancora la linea il tracciato vitale che nelle opere del 2010-2011 è segno sul/nel colore, mentre in quelle più recenti si fonde con la materia, divenendo così essa stessa immagine-colore.
Nelle opere Pagine scritte, Colore, e Dove tramonta il sole, il protagonista assoluto è invece il colore; colore materico, colore disteso in partiture più ampie, colore morbido, aspro, mescolato e fuso rothkianamente nel trascorrere delle tonalità e dei timbri, prelude ad una ricerca che è ancora in pieno svolgimento. Infatti nei lavori più recenti un sentire nuovo, fa del colore anche linea in movimento, come ben si vede in Movement, L’occhio ferito, Donna con ciuffo blu, e diventa esplosione materica senza più limiti di spazio negli ultimi Fleur, E’ rosso, Macchia rossa, Ascolto la sua voce, Ti sognai, Dove nascono le stelle. I colori sono ora onde emozionali, vive, pulsanti che escono con forza dalla tela coinvolgendoci allo stesso modo come in un'unica sinfonia quasi a volerci ricordare come in uno scritto di Vasilij Kandinskij che : “…l’esperienza viva del colore che esce dal tubetto, la provo ancora oggi: una pressione delle dita, ed ecco, festosamente, con esultanza, in maniera pensierosa, sognando, sprofondati in sé con scherzoso brio, con un sospiro di liberazione, col suono profondo della malinconia, con forza e resistenza ostinate, con tenerezza e dedizione cedevoli, con caparbio dominio di sé, con delicata instabilità di equilibrio, ecco l’emergere l’uno dopo l’altro di questi esseri singolari che si chiamano colori, vivi ciascuno in sé e per sé autonomamente dotati di tutte le qualità necessarie a un’ulteriore vita autonoma e pronti in ogni momento a mescolarsi tra di loro e a creare serie infinite di mondi nuovi. In mezzo alla tavolozza c’è un mondo straordinario formato dai residui dei colori già usati […] è un mondo che, nato dall’artista in relazione al quadro già dipinto,è stato determinato e creato dal caso, da un gioco misterioso di forze estranee all’artista […] A volte mi sembra che il pennello, che con volontà inflessibile strappava frammenti a quest’organismo cromatico vivo, provocasse l’emissione di un suono musicale” (V. Kandinskij, Tutti gli scritti, a cura di P. Sers, Milano 1973).
Cecilia Spetia
Storica dell’arte
Sovraintendenza Roma Capitale