Rocco Ungaro nasce a Ostuni (Br) nel 1965, si forma all’Accademia di belle Arti a Lecce, terra in cui l’arte è volta a guardare al suo ricco passato che è sintesi di cultura orientale e mediterranea, ma dove oggi, grazie a nuove personalità creative, è in atto un inarrestabile processo d’avvicinamento alla sperimentazione del contemporaneo. E’ la sua passione per il viaggio che gli consente di emanciparsi, da subito, da una situazione di bassa sperimentazione locale; è la sua personalità complessa e vulcanica che lo porta a scegliere tematiche complesse. Sono queste il rapporto tra i sessi, i conflitti e i trapassi d’identità, le trasformazioni al bisturi, la riflessione sull’ambiguo rapporto tra essere e apparire. Ungaro contesta il convenzionale, i ruoli assegnati, i valori topici. Negli anni ’90 si trasferisce tra Nizza e Parigi dove si accosta alla corrente del Lettrisme generando una serie di opere che fondendo parole e segni suggeriscono esperienze edonistiche. Ancora in giro tra Roma, Londra, Amsterdam, Barcellona e Mosca acquisisce energie per esprimersi nel linguaggio performativo, mettendo in scena dal 1998 al 2005, diverse performance sia in Italia che all’estero.
Sintesi concettuale che ne descrive le creazioni è il Neo Kitch Barocco, in cui i lustrini e il policromo mondo del travestitismo, sono fusi indissolubilmente all’esuberante ornato del Barocco meridionale salentino, carico di simboli, pregno di devozione. Frutto più raffinato di tale operazione è il nucleo di opere che in questa occasione presenta: Madonne gravide, 2004, cartapesta e foglia oro); opere in cui, attraverso il recupero della tecnica artigianale della lavorazione della cartapesta e dell’iconografia convenzionale delle madonne addolorate portate in processione, dimostra la propria capacità di sintesi creativa erudita riconfigurando e desacralizzando gli aspetti topici della devozione meridionale.
In quest’epoca in cui la dimensione artistica è sempre più proiettata all’ineffabilità dell’opera (perché virtuale, perché ‘allestita’ e quindi transitoria) Rocco Ungaro volge invece al concreto proponendo sacre/dissacrate visioni, dalla postura ieratica, gravide, dai seni rigonfi al silicone, ma sgranate nella modellazione della materia povera che le compone - come esili ombre di Giacometti - , anatomicamente ricombinate – come corpi d’uomo dalla testa di uccello dei pittori surrealisti - ; ancora una volta ‘antiche’ - come arredi liturgici indorati - ma una volta di più attuali –come allucinati lavori di Liz Craft.
Rocco Ungaro conta di diverse esposizioni sia in Italia che all’estero.